CORSO DI FUMETTO DEL CASTELLO

CORSO DI FUMETTO DEL CASTELLO

venerdì 20 gennaio 2017

STARE NELLA REALTA' CON LE NUVOLE


Il fumetto è il linguaggio delle nuvole parlanti. Delle nuvole che vagano in un cielo di carta. Delle nuvole che si rincorrono su un mondo fatto di segni d'inchiostro.
Un intero universo parallelo alla realtà in cui viviamo, generatore di altri universi dai ritmi e dalle armonie proprie. Altrove differenti ma, come il nostro mondo, regolati da un'organizzazione coerente.
Dare vita a tutto ciò non è affatto facile ma, proprio per questo, può essere un'esperienza avvincente.


Jiro Taniguchi – Stare nella realtà con le nuvole.
Jiro Taniguchi – Icaro

Jiro Taniguchi – Stare nella realtà con le nuvole.
Jiro Taniguchi – Icaro




Raccontare è un bisogno congenito e primordiale dell'essere umano. Dall'alba dei nostri antenati ad oggi, non appena viviamo qualcosa che ci colpisce e sensibilizza, tutti proviamo l'urgenza di rendere partecipe qualcun altro della cosa. 

Anche a noi stessi, più o meno inconsciamente, "ce la raccontiamo"... ma questa è un'altra storia. 

La maggior parte delle persone racconta agli altri oralmente, magari ricorrendo anche a spontanei accenti verbali e gestuali che possano evocare, in chi ascolta, i dettagli e le atmosfere del fatto narrato. Altri invece scelgono di farlo usando un qualche mezzo espressivo che, per l'insieme degli accorgimenti tecnici e dei codici espressivi che adotta, definiamo artistico.
Tra questi ci sono coloro che hanno scelto il Fumetto.

Dave McKean – Stare nella realtà con le nuvole.
Dave McKean – Cages
Art Spiegelman – Stare nella realtà con le nuvole.
Art Spiegelman – Maus

Cyril pedrosa – Stare nella realtà con le nuvole.
Cyril Pedrosa – Portugal
Fabio Visintin – Stare nella realtà con le nuvole.
Fabio Visintin – L'isola





Ci sono vari modi di fare fumetti. Tante vie diverse quante sono le sensibilità che scelgono di incamminarsi, esprimendosi, per comunicare con le nuvole. Una moltitudine di possibilità differenti eppure simili fra loro perché accomunate dalla realtà sensibile dentro la quale vivono. La realtà che ci circonda.

Ancor prima che narratori si deve essere assetati di vita, famelici di esperienze, attenti osservatori della natura, delle cose, delle persone.
Essere indagatori della società, ascoltare i modi di parlare della gente tra le differenti classi sociali, i gerghi di lavoro o generazionali, scrutare le posture, le movenze, i tic... annotare tutto quanto colpisce della cronaca, della scienza, della tecnologia, della moda... perché per raccontare bisogna conoscere e la conoscenza passa dall'esperienza.
La narrazione è tanto più profonda, quanto vissuta da chi narra.
I disegni tanto più vivi e vibranti, quanto frutto dell'immersione nelle pieghe della realtà.
Le ambientazioni veramente tridimensionali e non stereotipate o banali, se assorbite con la copia dal vero. 
La recitazione e i movimenti dei personaggi, sono più naturali e verosimili se, per capirne la dinamica, precedentemente mimati e compresi dal disegnatore. 
Perché ogni vignetta possa essere viva, deve traboccare dell'esperienza – e dell'apprendimento che ne deriva – dell'autore che l'ha generata.  
Perché un storia riesca a vibrare, deve avere un ritmo vitale, un'armonia di elementi che la rendano un universo coerente.


Andrea Pazienza – Stare nella realtà con le nuvole.
Andrea Pazienza – Zanardi
Andrea Pazienza – Stare nella realtà con le nuvole.
Andrea Pazienza – Zanardi

Quale che sia il contesto in cui si svolge una storia, tutto risulterà più credibile se conosciuto dall'autore.
Quando non si può avere un'esperienza diretta sulle cose, la si costruisce documentandosi dettagliatamente sull'argomento da raccontare, implementandolo con la realtà che si conosce.
Se ad esempio si pensa ad una storia ambientata in un preciso periodo storico, ci si documenta su di esso, sugli usi e i costumi del tempo e, per dar vita ai personaggi – poiché le dinamiche umane restano comunque invariate nel tempo – si può attingere dal carattere delle persone che si conoscono.

Anche per costruire gli altrove della fantascienza o del fantasy, non si può prescindere dalla conoscenza delle dinamiche del presente in cui viviamo. 
Per creare universi credibili, chi li racconta, parte comunque dalla realtà, elaborandola per trasformarla, sublimarla, ma sempre per restituirne la coerenza e la credibilità, anche quando l'intenzione è di innescare dei cortocircuiti di senso, come nella narrazione surreale. 

La realtà è qui intorno, basta metterla tra le nuvole.



martedì 10 gennaio 2017

PARLARE DI FUMETTI

Watterson - lettura corso di fumetto Castello Milano
Bill Watterson - Calvin and Hobbes



Buon anno!
Ricominciamo ad animare questo blog, travolto dalle incombenze dell'inizio dell'anno scolastico e poi abbandonato in un angolo della nostra smemoratezza indaffarata.
Parliamo… del parlare di fumetti.
La più parte degli allievi arriva al corso con un solo genere di fumetti, negli occhi e nel cuore… a volte addirittura una sola serie. Il che è legittimo se si vuole rimanere semplici lettori, ma non se si aspira a diventare professionisti. È chiaro che non si è obbligati ad apprezzare qualunque cosa. Ma è importante conoscere il più possibile, almeno delle opere fondamentali. E saper comprendere che cosa funziona e come e perché, anche in opere che possono non incontrare il nostro gusto come lettori.

C'è un breve testo che leggo ai ragazzi delle prime classi, per farmi capire. È l'introduzione alla prima raccolta di Calvin e Hobbes, di Bill Watterson, firmata da Sua Altezza Charles Schultz, il papà dei Peanuts. Dice:

Bill Watterson disegna dei meravigliosi comodini. È una cosa che ammiro. Disegna anche bellissimi spruzzi d'acqua, divani, sedie, lampade, sbadigli, strilli e tutte le cose che rendono un fumetto divertente da guardare. Mi piacciono le braccine sottili di Calvin e le sue scarpe che sembrano panini.
Il disegno in un fumetto è infinitamente più importante di quanto si creda, perché il nostro mezzo deve competere con altre forme di spettacolo, e se un cartoonist non sa far altro che illustrare una battuta, allora ha perso in partenza.
"Calvin e Hobbes", in ogni modo, contiene delle immagini comiche che non possono essere riprodotte in altri media. In breve, è divertente da guardare ed è questo che ha fatto del lavoro di Bill un grande successo.


Watterson - lettura corso di fumetto Castello Milano
Bill Watterson - Calvin and Hobbes


Non è un caso, poi, che Calvin e Hobbes sia la prima delle letture mensili che gli allievi affrontano al primo anno. E resta in assoluto quello che riscuote i consensi più unanimi. Ma il testo di Schultz è importante perché arriva in poche parole al cuore della questione.

Chiariamo innanzi tutto un equivoco. Molti di noi hanno un tipico senso d'inferiorità rispetto al cinema e ai media che utilizzano immagini in movimento. Così capita spesso di sentir dire, a mo' di complimento, "… è un fumetto molto cinematografico". Che, a pensarci solo un attimo, complimento non può essere, a meno che si pensi che noialtri siamo i parenti sfigati del cinema. Standomene alla larga dalla rivendicazione di quanto il cinema e altri media "vincenti" devono al fumetto, mi limito a far presente che un miglior complimento sarebbe piuttosto "… è un fumetto molto fumettoso"! Ossia dà il meglio restando se stesso, e trova nelle sue stesse qualità i suoi punti di forza inimitabili.
Le immagini in movimento e provviste di sonoro hanno una forza d'urto che il fumetto non avrà mai e poi mai. Quindi scimmiottarne aspetti e novità del momento sarà sempre una scelta di retroguardia, e di cortissimo respiro. Ciò che davvero fa il successo di un'opera a fumetti è il suo usare, sfruttare, potenziare, reinventare gli aspetti peculiari del linguaggio del fumetto.

Come leggere un fumetto, quando ci si prepara a diventare un professionista?
Noi chiediamo di leggerlo due volte. La prima è per godere. Vogliamo diventare fumettari perché i fumetti ci piacciono immensamente, quindi niente dovrà mai privarci del puro piacere della lettura, in tutti i modi che ci soddisfano di più.
La seconda lettura sarà più attenta. Possiamo cominciare seguendo proprio quello che dice Schultz, e cercare nelle pagine e nelle singole vignette quelle immagini che non possono essere riprodotte in altri media. Compito tutt'altro che semplice, quando si è alle prime armi. Ma molto stimolante!
E poi prestare attenzione non solo a ciò che leggiamo ma anche a noi stessi che leggiamo. Che cosa ci colpisce di più? che cosa ci diverte, ci fa più ridere, oppure ci emoziona particolarmente? Su che cosa la nostra attenzione si sofferma più a lungo? Che cosa ci resta in mente dopo che abbiamo chiuso il volume?
E perché?

L'ultima domanda, ovviamente, è la più difficile. Ma anche se siamo al corso di fumetto da pochi mesi, possiamo appuntarci i passi che ci accendono i punti di domanda e portarli alla discussione collettiva. Le discussioni non dovrebbero essere l'esposizione di verità acquisite, ma la condivisione di riflessioni e interrogativi… tutto ciò che può rendere fertile la nostra anima di fumettari in erba, il nostro indagare il mestiere-questo-sconosciuto, i suoi trucchi e arnesi, i modi in cui possiamo cominciare a farli nostri.

Noi facciamo una discussione al mese, a classi unificate, su un'opera consigliata dai docenti che sia un caposaldo del fumetto di tutti i tempi oppure un'interessante uscita recente, o semplicemente un fumetto che offre stimoli particolari e spunti di riflessione.
La novità che abbiamo introdotto all'ultimissima lezione del 2016 è… la discussione conviviale! Prima di cominciare a parlare, chi partecipa apparecchia sul tavolo ciò che ha portato da casa, da bere o da mangiare, di salato o di dolce, e a fine discussione si fa festa tutti assieme!

Gipi - lettura corso di fumetto Castello Milano
Gipi - La terra dei figli

Reviati - lettura corso di fumetto Castello Milano
Davide Reviati - Sputa tre volte


Jacovitti - lettura corso di fumetto Castello Milano
Jacovitti - Gionni Peppe Gionni Lupara

Pazienza - lettura corso di fumetto Castello Milano
Andrea Pazienza - Zanardi: Verde matematico

O'Malley - lettura corso di fumetto Castello Milano
Bryan Lee O'Malley - Seconds



Il calendario delle letture del 2017:

19 gennaio, letture a confronto
Gipi, La terra dei figli, Coconino
Davide Reviati, Sputa tre volte, Coconino

16 febbraio
Jacovitti, Gionni Peppe Gionni Lupara, Nicola Pesce Editore

16 marzo
Andrea Pazienza, Zanardi 1981-1984, La Repubblica

20 aprile
Bryan Lee O’Malley, Seconds, Lizard

Watterson - lettura corso di fumetto Castello Milano
Bill Watterson - Calvin and Hobbes

venerdì 14 ottobre 2016

INTERVISTA A PASKUO

Illustrazione
Daniele Pasquetti – illustrazione.


Daniele Pasquetti ha frequentato il corso di fumetto ormai una decina d'anni fa.
Sul suo sito web, si descrive così:

Illustratore milanese con interesse per il grottesco orrorifico, la psichedelia fantascientifica ed il surreale umoristico. Mischiando la sua passione per la musica e la poster art, dà forma ad eccentriche visioni in un calderone di stili e tecniche differenti che vanno dalla più moderna digital art, passando dalla serigrafia all'oramai desueto aerografo, per creare grafiche di cd, vinili, t-shirt, flyer... Lavora da tempo come disegnatore per diverse case editrici scolastiche ed enigmistiche portando parallelamente avanti un percorso creativo come pittore, realizzando opere contorte di anatomie inquiete ed impossibili.


Illustrazione
Daniele Pasquetti – illustrazione.


Illustrazione di Daniele Pasquetti
Daniele Pasquetti – illustrazione.


Illustrazioni per l'editoria scolastica
Daniele Pasquetti – illustrazioni per l'editoria scolastica.


Fumetto su Rita Levi Montalcini per l'editoria scolastica
Daniele Pasquetti – fumetto per l'editoria scolastica.

– Daniele, il corso ha cambiato il tuo modo di intendere il fumetto? e se sì in che modo?


– Sicuramente sì. Mi ha dato le basi per capire il valore di un opera. Prima compravo un fumetto solo perché aveva dei bei disegni dall’impatto immediato. Sì, avevo sentito parlare di un certo Corto Maltese ma un Ranxerox se lo mangiava ai miei occhi fanciulletti. Ahi quanto mi sbagliai… Dal corso ho capito che la semplicità e la sintesi sono talvolta più complesse delle zarrate che conoscevo fino ad allora (e che comunque amo ancora assai!). Conoscere mi ha fatto crollare i pregiudizi su certi fumetti e questo è una cosa importante, pure nella vita.

– Cosa ti ha colpito del corso di fumetto?


– Inizialmente mi ha colpito che l'insegnante dopo il primo giro di presentazioni si ricordasse tutti i nomi. Poi mi son sorpreso di vedere tanti ragazzi come me disposti a farsi due ore di sera dopo una giornata di studio o lavoro, 4 giorni a settimana, per 3 anni. Davvero c’era tanta passione e creatività ed un ambiente stimolante che, si sa, aiuta a migliorarsi. Pareva di stare in uno studio creativo.
Mi ha colpito vedere alcuni compagni crescere enormemente da un anno all’altro; amici meno pratici nel disegno sviluppare percorsi grafici e narrativi tali da sopperire a questa lacuna, piuttosto che amici più abili sacrificare il virtuosismo per prediligere la narrazione.
Ma la cosa che mi eccitava di più era sentirmi un po’ come se stessi sbirciando nel backstage di un qualcosa che fino ad allora mi ero sempre chiesto come funzionasse.
Ah, altro aspetto fondamentale, i professori per la prima volta dopo le scuole dell’obbligo erano simpatici e si sbattevano per organizzare iniziative formative al di fuori dell’orario scolastico, senza guadagnarci un soldo! E ti prestavano i fumetti.


– Come hai cominciato a lavorare nell'editoria?


– Devo il debutto a un prof del corso (grazie Lorenzo!) che ha creduto in me e altri ex allievi procurandoci un primo ingaggio nell'editoria scolastica e assistendoci attivamente mentre muovevamo i primi passi.


– Lavorando con gli editori, in che modo ti è stato utile aver frequentato il corso?


– L’insegnamento più utile che mi ha aiutato nella professione è stato quello di non affezionarsi troppo al disegno che tanto non è mai “buona la prima”. Seppur frustrante talvolta è necessario cancellare e rifare da zero.


– Hai qualche consiglio da dare a chi vorrebbe iscriversi e a chi frequenta il corso?


– A chi già frequenta dico di imparare dal vicino di banco. Di non essere presuntuosi. Di cercare di collaborare fra di voi e partecipare a tutte le iniziative extrascolastiche.
A chi ancora non si è iscritto invece dico che il corso di fumetto è stato il più formativo dei corsi che abbia mai frequentato. Se la vostra passione è forte ne uscirete sicuramente migliori.


– Racconta un ricordo divertente che conservi della scuola del Castello...


– Le discussioni sui fumetti e fumettisti erano sempre divertenti. Ricordo di una discussione circa lo sforzo muscolare sovrumano a cui sarebbe stato costretto un personaggio disegnato da Claudio Castellini se fosse stato intento a reggere una tazza di tè. Ovviamente detto con rispetto per l’autore.


– Qual è stata la parte più difficile da mandar giù nei tre anni di corso, e quale la più entusiasmante (o proprio l'esercizio più ostico e il più divertente)?


– Mi ricordo diversi esercizi ostici ma al tempo stesso spassosi, tipo aggiungere i dialoghi ad una storia muta di Daredevil, piuttosto che da una fotocopia di una stanza rappresentata con una linea chiara creare con textures e neri pieni diversi tipi di illuminazione della stessa… gli esercizi di anatomia (questi più ostici che spassosi).


– Ricordiamo che quando lavoravi sugli esercizi di scuola, pur riuscendo a rimanere nelle direttive date, lo facevi sempre riuscendo a dare un tocco di originalità personale nell'interpretarli; come concepisci l'originalità artistica?

– Sono contento se son riuscito a rimanere nelle direttive. Il più delle volte credevo di deragliare troppo dai binari.
Quando ero al corso cercavo di affrontare ogni sfida creativa chiedendomi quale sarebbe stata la cosa più assurda che mi avrebbe sorpreso vedere o raccontare, anche lontana dall’avere un senso logico ma che mi evocasse qualcosa, mi stimolasse la voglia di disegnarla, mi divertisse o spaventasse. Poi pensavo al modo più semplice e credibile per amalgamare il tutto e farlo viaggiare sui binari senza deragliare appunto; il passo finale era interpretarlo col mio punto di vista e modo di esprimermi. Un minestrone di ingredienti incompatibili che all’assaggio avrebbe dovuto avere un gusto equilibrato.
In sostanza, concepisco l’originalità artistica come un pisciare fuori dal vaso su un treno fermo alla stazione. Stai andando contro le regole ma alla fine le stai rispettando... non so se mi spiego.

– Osservando il tuo lavoro, si ha l'impressione che tu sia interessato anche ad una ricerca sull'uso di mezzi espressivi molto diversi tra loro, cosa ti spinge ad usare una tecnica piuttosto che un'altra?

– Per lavorare prediligo photoshop che mi dimezza i tempi e mi fa raggiungere risultati che a mano libera me li scordo. Mi ritrovo comunque spesso ad usare pennino e china per il tratto del disegno. Sulla tavoletta grafica alcuni movimenti sono meno gestibili.
Per quanto sia appagante però vedere un proprio disegno realizzato digitalmente stampato su un libro o pubblicato nel web, talvolta urge la necessità di sviluppare progetti personali per far ritorno al disegno vecchia maniera che permetta di utilizzare diverse superfici e raggiungere dimensioni superiori a quelle di pubblicazione.
Negli ultimi anni ho trovato il medium ideale nell’aerografo. Uso questa tecnica perché mi rilassa e permette di fare delle sfumature delicatissime che ho avuto sempre difficoltà a ripetere con altri strumenti. In sostanza per rispondere alla domanda, la scelta di alcune tecniche piuttosto che altre, più che a una ricerca espressiva, è dovuta al fatto che con le altre sono negato!


Qual è il tuo sogno professionale più sfrenato?

– Cavolo non lo so… in casa ho una collezione di riviste di programmi tv e mi piacerebbe, ritagliando e incollando tutte le foto di Gerry Scotti che ci trovo all’interno, farne un gigantesco collage che se poi lo guardi da lontano rappresenta il volto di Gerry Scotti e quindi trarne un facile profitto dalla vendita a Gerry Scotti.






Illustrazione per l'editoria scolastica
Daniele Pasquetti – illustrazione per un ristorante.

fumetto Cargo - Malmessi
tavola per Cargo (di prossima pubblicazione)

fumetto Cargo - Malmessi
tavola per Cargo (di prossima pubblicazione)


lunedì 3 ottobre 2016

SEGNALAZIONI TREVIGIANE

Non solo cosplay e mostra mercato. Le fiere di fumetto che amiamo non puntano tutto sull'affluenza massiva di gente travestita e di fanatici disposti a pagare un biglietto d'ingresso per accalcarsi in un enorme negozio a far compere.
Le fiere di fumetto che amiamo promuovono e diffondono la cultura del fumetto, in primo luogo con vere mostre e con incontri fra i professionisti e il pubblico. Vere mostre, ragionate e costruite con passione, e veri incontri che stimolano la curiosità, la riflessione, lo scambio d'opinioni.

Succede così che una fiera di fumetto diventa anche un ambiente che i fumettisti, gli "ufficiali" e gli esordienti delle autoproduzioni, sentono amico: un punto d'incontro fra colleghi che abitano in posti diversi e magari molto distanti, un appuntamento annuale a metà fra lavoro e vacanza in questa o quella città. La città stessa diventa amica, prende una connotazione particolare legata ai luoghi dedicati al fumetto e ai luoghi del ristoro e del rilassamento fra un appuntamento e l'altro. Tanto che se ci torni in un altro momento dell'anno ti senti smarrito, in cerca di percorsi e facce che non ci sono ma che tu sovrapponi come un livello evanescente sul paesaggio, che appare così "strano" nella sua normalità… senza la tua gente.

festival fumetto

Una delle vere fiere di fumetto italiane è il TCBF, Treviso ComicBook Festival, che apre la stagione dopo le vacanze estive, all'inizio dell'autunno, quando tutto ricomincia. Ci sono stato poche ore, e le cose che segnalo qui sono quelle che più ho apprezzato fra ciò che ho visto (ma ciò che ho visto è solo una parte di tutto quel che c'era). Buona parte delle mostre in programma sono ancora aperte e visitabili, anche se scrivo in ritardo e il momento centrale del festival si è svolto nello primo finesettimana d'autunno.

festival fumetto

Della mostra dedicata alla casa editrice inglese Nobrow mi hanno colpito gli originali a grafite di Emily Hugues, con una rappresentazione pop della Natura di un'esuberanza impetuosa.

TCBF 2016


TCBF 2016
Emily Hugues


TCBF 2016
Emily Hugues

Il Regno Unito è stato protagonista anche di Land Escapes, mostra sul paesaggio in senso lato che offre anche un'ampia panoramica sugli autori di fumetto britannici. A parte Dave McKean, le cui tavole svettano su tutto il resto vertiginosamente, mi piace segnalare gli "anomali" Tom Gauld e Stephen Collins.

TCBF 2016
Land Escapes - Dave McKean


TCBF 2016
Dave McKean - Cages

 
TCBF 2016
Dave McKean al TCBF 2016


TCBF 2016
Tom Gauld


TCBF 2016
Tom Gauld


TCBF 2016
Tom Gauld


TCBF 2016
Stephen Collins


Paolo Bacilieri ha esposto tutte quante le tavole della sua ultima fatica underground, Palla. Dice Bacilieri nell'incontro col pubblico che affiancare alla sua intensa produzione nel fumetto "ufficiale" opere irregolari e underground gli fa bene alla salute.

TCBF 2016
Paolo Bacilieri - Palla


Gli originali di Martoz, quelli in bianco e nero a grafite e quelli a colori stra-pop, sono sempre un godimento per gli occhi. A Treviso presentava il suo nuovo librone, Amore di lontano.

TCBF 2016
Martoz


TCBF 2016
TCBF 2016

I ragazzi di Cargo erano presenti all'Area Self della manifestazione (settore che stavolta ho colpevolmente trascurato). Ho chiesto anche a loro di segnalare le cose più interessanti che hanno visto, nel tempo libero dall'impegno al banchetto.

Nel chiostro delle autoproduzioni, Lorenza predilige Blanca e Toastzine. Fra le cose che ha visto in mostra le piace Gemma Correll.

TCBF 2016
Blanca


TCBF 2016
Toastzine


TCBF 2016
Gemma Correll


TCBF 2016
Ippolito Caffi


TCBF 2016
Manuele Fior - L'intervista


TCBF 2016
Sciame


Lucio ha apprezzato l'accostamento fra Manuele Fior e Ippolito Caffi, sorprendente pittore ottocentesco: "Al di là della scontata bellezza di una mostra di Fior, l'inserimento di un fumettista in un contesto museale serio e un così bel raffronto sul piano tecnico con un pittore moderno... una piacevole sorpresa!
Fra le autoproduzioni segnalerei la nuova rivista del collettivo Sciame. Me l'ha venduta Emanuele Sorrentino, ex Canemarcio. Sono fumetti di genere, ambientati in zone urbane, con un gusto un po'… marcio: sono fumetti veri, stampati in bianco e nero e spillati, bene ma senza troppe pretese. Insomma roba fatta per essere letta e non accarezzata".

festival fumetto

festival fumetto







festival fumetto

festival fumetto

Le fotografie del TCBF sono tratte dalla loro pagina facebook (grazie!).

lunedì 26 settembre 2016

ISPIRAZIONE E CREATIVITA'

Realizzare un fumetto, vuol dire creare qualcosa.

In principio c'è la quiete e il nulla di un foglio bianco. Poi l'ispirazione, l'autore si tende inspirando e, così, inizia tutto...
un movimento dopo l'altro, un respiro dopo l'altro per comporre il ritmo della narrazione, matita, gomma, china, mouse, via via fino alla fine... il completamento dell'opera.


Espiro...
Per far ciò, si può lavorare da soli oppure in gruppi più o meno ampi, più o meno accreditati nei titoli dell'opera: dal classico binomio sceneggiatore/disegnatore, a cui – soprattutto negli U.S.A – spesso si aggiungono altri elementi come chi realizza le "matite" e chi le "chine" – senza contare il colorista – fino a giungere alle vere e proprie squadre che caratterizzano molti Studi del mercato giapponese dei Manga.
Dunque creatività individuale oppure di gruppo. Flusso che manifesti i caratteri individuali dell'autore o, dall'altra parte, un intreccio di compromessi tra i caratteri dei singoli che compongono il gruppo. Via individualista o via collettiva...

Ma è davvero in questo binomio dualista, che si può riassumere la creatività?
Quanto un autore che lavori singolarmente può considerare l'opera che ha realizzato, come unica ed esclusiva espressione di sé?

Andrea Pazienza, per definire la propria dimensione creativa, la paragonava ad un ripetitore TV che captando dei segnali, li riproduce per diffondendoli nell'etere.



Lo sceneggiatore Alan Moore, intervistato sui propri processi creativi, parla di veri e propri riti magici che lo pongano nella condizione di farsi attraversare da quel "qualcosa" che lo condurrà alla produzione dell'opera.

Ogni autore può citare diversi predecessori e contemporane che lo abbiano influenzato: come sarebbero state le atmosfere oscure del Sin City di Frank Miller, o l'espressionismo umano dell'Alack Sinner di José Munòz, senza le pennellate di Hugo Pratt? e come si sarebbe espresso, quest'ultimo, se non ci fosse stato Milton Caniff?


Milton Caniff
ISPIRAZIONE E CREATIVITA?
Milton Caniff
ISPIRAZIONE E CREATIVITA'
Hugo Pratt
Hugo Pratt
ISPIRAZIONE E CREATIVITA'
  Hugo Pratt
ISPIRAZIONE E CREATIVITA'
 José Munòz
ISPIRAZIONE E CREATIVITA'
José Munòz
ISPIRAZIONE E CREATIVITA'
Frank Miller
Frank Miller

ISPIRAZIONE E CREATIVITA'
Frank Miller
                                                                         


e poi ci sono le letture, la musica, i film, la tv, il web e tutto quell'oceano culturale nel quale, più o meno scientemente, nuotiamo ogni giorno; e le esperienze umane che attraversiamo, e i sogni, e l'istinto, e la memoria familiare, e quella storica collettiva, e quella di specie, e l'immensità chimico/biologica della natura, e le scoperte scientifiche e tutta quell'infinita rete di connessioni che genera la realtà che ci circonda e pervade.

Avendo coscienza di tutto ciò, l'autore unico di un'opera, può davvero pensare di averla generata individualmente? 

ISPIRAZIONE E CREATIVITA'
Andrea Pazienza. Gli ultimi giorni di Pompeo


Affinché tutto ciò ci attraversi, è necessario mantenere un'apertura del proprio essere ad ogni tipo di stimolo e rapporto interpersonale, nonché affinare la propria sensibilità umana, tanto quanto l'abilità tecnica che ci consentirà di darle una forma specifica.

Siamo simili tra noi, ma ciascuno è diverso dall'altro per genetica, vissuto e sogni: un miscuglio di energie che modellano la nostra percezione e i nostri movimenti, rendendoli unici, anche sul foglio di carta. A parità di soggetto, il nostro modo di rappresentarlo e raccontarlo sarà diverso. Ecco l'espressione di sé

Il senso del collettivo di fine anno che proponiamo al corso, può essere anche questo: un'opportunità per esplorare l'ispirazione e la creatività fuori dal proprio ego, senza che ciò vada a discapito della libertà di esprimere il proprio sé. 

fumetto e lavoro di squadra
2005. John & Brown. editoriale: Stefano Barresi illustrazione: Andrea Tabacco
fumetto e lavoro di squadra
2005. John & Brown. Luca Torsello (primo anno)
fumetto e lavoro di squadra
2005. John & Brown. Andrea Tabacco (terzo anno)
fumetto e lavoro di squadra
2006. La sostanza. Elos Ermacora (terzo anno)
fumetto e lavoro di squadra
2006. La sostanza. Lorenzo Beltrame (terzo anno)
fumetto e lavoro di squadra
2009. La Riconquista del Futuro. Mauro Garofalo (terzo anno)

fumetto e lavoro di squadra
2011. Costole. Lucio Ruvidotti (secondo anno)
fumetto e lavoro di squadra
2011. Costole. Matteo Brenna (secondo anno)
fumetto e lavoro di squadra
2013. Raccapricci. Simone Aliprandi (secondo anno)



fumetto e lavoro di squadra
2013. Raccapricci. Matteo Di Gregorio (terzo anno)
fumetto e lavoro di squadra
2013. Raccapricci. Stefano Acerbi (terzo anno)
fumetto e lavoro di squadra
2013. Raccapricci. Patrizia Lorusso (secondo anno)
fumetto e lavoro di squadra
2015. REM. Lorenza Luzzati (terzo anno)
fumetto e lavoro di squadra
2015. REM. Tommaso Dall'Osto (secondo anno)


Allora, ecco che il foglio bianco potrebbe non essere più il nulla in attesa della creazione, ma l'opportunità di tracciare ciò che era già prima che noi gli dessimo una forma. 
La nostra.