CORSO DI FUMETTO DEL CASTELLO

CORSO DI FUMETTO DEL CASTELLO

martedì 12 luglio 2016

BENVENUTI!

Siete sul blog del corso di fumetto della "Scuola superiore d'arte applicata del Castello Sforzesco" di Milano.

Per cominciare abbiamo pensato che la cosa migliore fosse quella di dare voce a chi, dopo aver frequentato il corso, oggi lavora nel mercato dell'editoria.

Giovanni Garattoni lo fa già da qualche anno e, in questo periodo, è al lavoro su un libro di latino per la scolastica. 

 

Per chi volesse avere una panoramica più completa sul lavoro di Giovanni, potrà farlo su:


Adesso, vediamo come ha risposto alle nostre domande.
Buona lettura! 

- Frequentando il corso, hai cambiato il tuo modo di intendere il fumetto? 

- Cosa fosse un fumetto l'avevo già in mente... diciamo che ha sicuramente ampliato la mia visione del mondo del fumetto e mi ha dato modo di apprezzare opere che prima non avrei nemmeno aperto. Mi ha fatto capire tutto il lavoro che ci sta dietro e il perchè mi piacessero o non mi piacessero determinati fumetti. Mi ha reso più consapevole.

- Cosa ti ha colpito del corso di fumetto?

Devo dire che il corso di fumetto è bellissimo perchè se no vi tenete i miei gatti (quello grasso ve lo lascerei pure ma all'altro ci tengo), 
a me è piaciuto davvero molto.

L'ho iniziato in quinta liceo e, per me, è stato il passaggio dal fare lezione seduto ad un banco per studiare una moltitudine di materie di dubbio interesse, ad una "scuola" in cui si faceva finalmente una sola cosa che, però, era quella che mi piaceva fare. 
Una scuola dove non eri costretto a fare qualcosa per ottenere una promozione, ma dove si imparava dal proprio lavoro e da quello degli altri per cercare di fare meglio la volta successiva.

- Come hai cominciato a lavorare nell'editoria?

- Aiutando alcuni dei maestri del corso e, piano piano, mi sono fatto conoscere tra gli editori anche per conto mio... devo dire che c'è voluto un po' a renderlo un lavoro a tempo pieno ma, in realtà, quando ho iniziato stavo ancora finendo l'università e lo spazio che gli dedicavo era molto meno anche per altri motivi.

- Lavorando con gli editori, in che modo ti è stato utile aver frequentato il corso?

- Il corso mi ha insegnato che, come in tutti i lavori, anche nel nostro ci sono due componenti: la tecnica e il talento. L'errore più comune è pensare che disegnare sia necessariamente "fare arte" e che, quindi, o lo sai fare o non lo sai fare: c'è chi riesce ad avere moltissimo successo anche senza avere delle nozioni tecniche di disegno/scrittura particolarmente elevate, ma supplisce con il suo tocco particolare e, spesso, con una buona dose di fortuna (quella che ti fa essere al posto giusto al momento giusto per intenderci), ma sono delle eccezioni.

In linea di massima la cosa migliore è, comunque, imparare la tecnica.

Purtroppo non tutti gli editori riconoscono la qualità, o meglio, non tutti gli editori puntano sempre e solo su quella... e non fraintendetemi, non gliene faccio una colpa: il mercato editoriale è saturo di prodotti e spesso gli editori puntano su chi, per fortuna e/o talento, dimostra di avere, ad esempio, già un seguito di lettori su un blog e che quindi gli garantisca di vendere il prodotto finale... perché alla fine, a loro, quello che interessa è rientrare almeno delle spese di stampa ed evitare di chiudere bottega il giorno dopo che vi hanno pubblicato.

Se però c'è una cosa che un editore apprezza spesso quasi di più è l'affidabilità. La certezza di avere un prodotto vendibile entro i termini di tempo stabiliti... e questo, spesso, il talento non lo garantisce. Non lo fa perchè l'estro creativo viene un po' quando capita e, tendenzialmente, funziona malissimo sotto pressione. La tecnica, invece, una volta appresa lì rimane. Anche nei giorni in cui proprio non vorresti prendere la matita in mano, perchè hai altri cazzi per la testa. Anche quando il cliente, l'editore, ti chiede di cambiare tutto quello che avevi disegnato perchè, a torto o a ragione, lui la vede così e alla fine della fiera è lui che paga.

Un'altro vantaggio di avere una tecnica e non solo un talento innato, è la flessibilità. Avere un proprio stile è un'ottima cosa per distinguersi dagli altri ma, a meno di non essere già dei mostri sacri, nella vita lavorativa di tutti i giorni avere un portfolio vario, e la flessibilità di adattarsi alle richieste, amplia il parco clienti su cui puntare e, quindi, alla fin fine il numero di lavori che si riesce a ottenere.

- Hai qualche consiglio da dare a chi vorrebbe iscriversi e a chi frequenta il corso?  

- Gli consiglierei di portare a termine più pagine di esercizio possibile, sfruttando il tempo in classe e cercando di dedicarne anche un po' di quello libero... lo so che è una scuola serale e che questo tendenzialmente significa che già quello era il proprio tempo libero, ma di fatto è una scuola in cui si impara facendo. Le lezioni teoriche sono relativamente poche e i maestri possono spiegarti cosa stai sbagliando, solo se gli porti qualcosa su cui discutere.

- Qual è stata la parte più difficile da mandar giù nei tre anni di corso, e quale la più entusiasmante (o proprio l'esercizio più ostico e il più divertente)?

Uno degli esercizi che mi ricordo con più piacere e che appena posso faccio ancora quando viaggio, è quello della copia dal vero. Un esercizio rilassante e sempre diverso.
La parte più ostica per me invece era la china. Troppa pressione psicologica per via di quel senso di incorreggibilità... adesso lavoro in digitale.

- Qual è il tuo sogno professionale più sfrenato?

Mi piacerebbe riuscire a pubblicare una cosa veramente mia.
Niente di speciale, anche solo un volume, magari una serie, qualcosa che però si faccia notare... che poi magari la vede un regista di ampie vedute come Tarantino e ne ricava un film così da diventare ricco e famoso. Una cosa così.

Ho tanti progetti mezzi iniziati nel cassetto, prima o poi qualcuno lo finirò... per il momento, comunque, mi accontenterei anche solo di riavere i miei gatti!