Tutte le volte che mi capita di osservare qualcuno dare una forma specifica alla creatività, mi viene in mente l'acqua.
Chissà perché?
L'acqua che sgorga, fluisce, si modella su ciò che percorre; l'acqua che trova comunque la sua strada per continuare a scorrere, per restare vitale.
Forse per l'energia che, muovendosi e attraversando le cose, viene fuori...
Anche sabato mattina, durante l'esperienza del disegnare direttamente a china, è stato così.
Ragazze e ragazzi, età, storie, aspettative, progetti e sogni differenti, seguendo i propri rivoli, si son trovati a confluire nel medesimo gioco creativo; è bastato offrire loro una scintilla di parole ed immagini, per assistere alla perpetuazione di quello spettacolo che, ad ogni anno di insegnamento che passa, mi trova sempre più ingolosito nell'assaporarlo...
e allora mi è venuta voglia di interagire con le loro posizioni, i loro movimenti e i loro modi di esprimersi, per fargliene provare di nuovi. Per offrirgli la possibilità di scoprire cosa cambia nella percezione, nella gestualità espressiva e nel risultato, chiedendogli di alzarsi dalla sedia, aumentando, così, la distanza dal foglio di carta.
A quel punto, è nato il desiderio di sentirlo dalle loro voci quali fossero le impressioni tratte, spingendoli a ragionare sulle possibilità espressive di questa modulazione posturale, su quando convenga tracciare dei segni stando seduti e quando in piedi.
Il tutto intervallato da momenti di esplorazione collettiva di quanto venuto fuori dalle pennellate degli altri compagni d'esperienza, per offrirgli la possibilità di percepire come possa essere utile, per il proprio percorso, il confronto con quello degli altri.
Imparare e fare fumetti, come tutte le cose, può essere vissuto in tanti modi diversi quanti possono essere gli stati d'animo di ciascuno di noi. Avere la possibilità di condividerli è una delle opportunità che possono offrire i corsi, o come in questo caso, i laboratori tenuti da chi mette il proprio percorso di esperienze – e l'entusiasmo nel trasmetterle – al servizio di chi volesse farne tesoro.
Il sopraggiungere del mezzogiorno, chiudendo la forbice delle lancette sull'esperienza del laboratorio, è giunta – secondo come la si fosse vissuta interiormente – per qualcuno troppo presto, per altri troppo tardi; in ambo i casi, l'augurio è che possa essere stato il principio di qualcosa...
per me è stato il sipario su tutti questi volti, sensibilità e movenze differenti – che ringrazio singolarmente, uno ad uno, per essersi messi in gioco, provando a cercare nuove strade.
Chissà che i nostri rivoli, un giorno, non possano incontrasi nuovamente, riaprendo così il sipario.
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